(In: Pang Ming, “La teoria olistica Hunyuan”; traduzione dal cinese di A. Carloni)
Sebbene il sé sia un concetto piuttosto conosciuto e utilizzato nella lingua di tutti i giorni, molte persone non sanno bene di che cosa si tratti e che cosa sia questo “Sé”.
La definizione del Sé in psicologia
Il Sé a cui ci riferiamo non è l’io di cui parla Freud (1856-1939). Freud riteneva che la psiche potesse essere divisa in tre parti: io, super io ed es. Sempre secondo Freud, l’es è la parte impulsiva e infantile della psiche che opera seguendo il ‘principio di piacere’, preoccupandosi solo di quello che vuole senza considerare le conseguenze. Il super io è la componente morale della psiche, che non contempla circostanze eccezionali nelle quali la scelta moralmente corretta potrebbe non essere giusta per una particolare situazione. L’io razionale cerca l’equilibrio tra l’eccessivo edonismo dell’es e l’altrettanto eccessivo moralismo del super io; è la parte della psiche che di solito si riflette maggiormente nelle azioni di una persona.
Lo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung (1875-1961), pensatore influente e fondatore della psicologia analitica (conosciuta anche come psicologia Junghiana) definisce il Sé come una combinazione di conscio e inconscio e di conseguenza è più completo dell’io. Solo quello che è associato con l’io può divenire conscio. Nella psicologia Junghiana il Sé è la parte della psiche che organizza e dirige il resto della psiche: l’io, la mente conscia, l’inconscio individuale e tutti gli altri elementi della nostra psiche. In altre parole, è il centro della psiche a cui le altre parti della psiche sono connesse e subordinate.
La visione del Sé nel Buddhismo
Nel Buddismo, la consapevolezza di avere un Sé dentro il corpo che comanda le attività vitali è considerata illusoria e per questo nel Buddismo esistono diversi insegnamenti relativi a come liberarsi dal Sé.
La definizione del Sé nella teoria olistica Hùnyuán
Nel Zhineng Qigong riconosciamo l’esistenza oggettiva del sé. Il sé è la condizione che si verifica quando yìyuántǐ (hùnyuán Qi del sistema nervoso centrale) ha stabilito le connessioni con le attività vitali ed è capace di mantenere l’indipendenza mentre interagisce col mondo esterno.
Il riflesso di tale attività in yìyuántǐ stesso è detta ‘coscienza del sé’ e si basa sulla combinazione delle attività vitali con il sistema di riferimento. E’ il comandante delle attività vitali, negli aspetti sia microscopici che macroscopici. Comprende il mondo oggettivo, il corpo, yìyuántǐ stesso e l’attività di yìyuántǐ; può interagire con tutto quello che c’è nell’universo. L’aspetto più significativo è che il sé può lavorare indipendentemente in una certa misura (per esempio per quanto riguarda il pensiero, l’immaginazione, il progettare). In senso stretto il sé è formato solo dalle funzioni di yìyuántǐ di ricevere, emettere e processare le informazioni, mentre il sistema di riferimento non ne fa parte. Il sistema di riferimento, infatti, è soltanto il modello utilizzato quando yìyuántǐ è nell’esercizio delle sue funzioni. Comunque sia non dovremmo ignorare il ruolo del sistema di riferimento nel sé perché yìyuántǐ non può funzionare senza un sistema di riferimento. Per questo motivo, in quanto aspetto funzionale di yìyuántǐ, il sé non è separabile dal sistema di riferimento.
La relazione tra il Sé e le attività vitali dell’individuo.
Le attività vitali dell’individuo sono la base dell’esistenza del sé. Yìyuántǐ si sviluppa solo quando il sistema nervoso è arrivato a un determinato grado di evoluzione. In altre parole, senza le attività vitali a livello cellulare yìyuántǐ non può formarsi. Gli stimoli ricevuti dall’interazione tra individuo e società sono essenziali per lo sviluppo delle cellule cerebrali (e di yìyuántǐ), in caso contrario lo sviluppo del sistema nervoso non sarebbe completo.
Il sistema di riferimento di yìyuántǐ si forma attraverso le funzioni dei vari organi (in particolare degli organi di senso) e si sviluppa grazie alla ricezione delle informazioni dal mondo esterno (incluso il corpo) e al processo di riflesso e risposta a tali informazioni. Senza le attività vitali dei vari organi non sarebbe possibile sviluppare il sistema di riferimento di yìyuántǐ sistema che comprende modelli di riferimento per vari campi tra cui la scienza, l’arte, il dàodé.
Il sé si costruisce attraverso le attività vitali dell’individuo. Dopo la formazione iniziale del sistema di riferimento e con il progressivo rafforzamento delle connessioni tra yìyuántǐ e attività vitali, le differenze tra il corpo di un individuo e ciò che lo circonda iniziano a definirsi nel sistema di riferimento. Come conseguenza di questa differenziazione, l’individuo diventa indipendente da ciò che lo circonda. Questo processo di indipendenza accade naturalmente all’interno di yìyuántǐ anche se il bambino non ne è chiaramente cosciente. Quando le attività vitali sono nettamente distinte dall’ambiente circostante grazie al sistema di riferimento, yìyuántǐ con il sistema di riferimento al suo interno) inizia a guidare le attività vitali. Questa è la formazione iniziale del sé.
In generale, nel processo vitale di un individuo, il sé passa attraverso una serie di mutamenti e si divide in ‘sé ideale’, ‘sé reale’, ‘sé naturale’, ‘sé sociale’ ecc… ma tutti questi sé si fondano sul sistema di riferimento. Per questo motivo, operare dei cambiamenti significativi nel sistema di riferimento non è semplice. Il sistema di riferimento ha una grande influenza su idee quali il rispetto di sé, i valori e simili. Comunque, in certe condizioni il sé può trasformarsi: l’uso cosciente della mente per coltivare il dàodé ha esattamente questo obiettivo. Il ‘sé ideale’ si trova in chi ha raggiunto un livello di esistenza caratterizzato da autenticità, virtù e bellezza. Ciò è possibile quando la coltivazione del dàodé giunge a un grado ideale, in cui le caratteristiche di autenticità, virtù e bellezza si uniscono per diventare uno.
L’autenticità indica la condizione originale di una sostanza oggettiva o di un problema. Essere autentici significa riflettere correttamente e riconoscere la sostanza oggettiva o il problema (comprese le questioni sociali e tutti gli eventi naturali). Nella scienza moderna descriviamo la condizione reale basandoci sul pensiero logico. Essere autentici vuol dire trattare gli altri con la condizione psicologica autenticamente presente. In questo atteggiamento sono insiti due aspetti: uno è benefico per le attività vitali ed è strettamente collegato alla virtù, l’altro è il rivelare direttamente l’emozione negativa presente nella mente. Nonostante il secondo aspetto possa essere un’indicazione di autenticità, non è necessariamente virtuoso. Essere virtuosi significa agire o pensare in un modo che sia benefico per lo sviluppo degli altri (inclusi noi stessi) e della società.
Nella scienza del Qigōng , sono definite virtuose un’azione o un’idea che tengano conto dell’unità olistica tra essere umani, società e natura e le arrechino beneficio. A questo scopo è necessario avere una corretta comprensione dell’unità olistica tra esseri umani e natura e mettere in pratica tale comprensione. Questa pratica è un riflesso autentico del mondo oggettivo e un’azione virtuosa per la società (autenticità e virtù sono unite). Generalmente autenticità, virtù e bellezza sono strettamente collegate. La virtù espressa da una condizione autentica è senz’altro qualcosa di molto bello. La bellezza è un’espressione di armonia e porta piacere agli altri. Nella teoria olistica Hùnyuán , autenticità, virtù e bellezza sono facce diverse del sé olistico, un sé che è giunto al livello di libertà tale per cui “non si conforma alle regole, eppure le rispetta”, uno stadio di unione di autenticità, virtù e bellezza.
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